Peste Suina Africana: Regione Piemonte chiederà deroga alle restrizioni alla caccia al cinghiale

Torino – La Regione Piemonte chiederà una deroga alle restrizioni alla caccia al cinghiale nelle zone virtuose a minor rischio. Lo ha annunciato in congiunta delle Commissioni terza, presidente Claudio Sacchetto, e quarta, presidente Luigi Icardi, l’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni.
“Circa l’ultima ordinanza del commissario nazionale per la lotta alla Psa Giovanni Filippini, che interdice la caccia nelle zone di restrizione 1 – ha detto Bongioanni – farò una richiesta di deroga perché la prima forma di lotta contro la peste suina è il contenimento dei cinghiali. Per poterlo fare ho bisogno di avere in mano i numeri che testimonino e confermino che siamo in zona a basso rischio”.
Per fare il punto della situazione era presente anche l’asessore alla Sanità Federico Riboldi che con il collega ha svolto un’informativa appunto sull’evoluzione della peste suina africana sul nostro territorio.
Bongioanni ha definito la situazione attuale “non semplice, dal momento che si tratta di una forma virale che si muove, pericolosa, estremamente invasiva e difficile da contenere”.
“Proprio per questo – ha continuato – come prima azione, nel luglio scorso ho fatto approvare i decreti attuativi del Priu, il Piano regionale di interventi urgenti per il contrasto alla peste suina già approvato a maggio e che individua i tre distretti suinicoli di Cuneo, Chieri e Novara: i decreti permettono agli agricoltori di difendersi dai cinghiali anche 500 metri oltre della proprietà e prevedono una fascia franca di 15 chilometri. Con le Province abbiamo stanziato 461 mila euro per il 2024 per interventi di contenimento. Inoltre sono state assunte 30 nuove guardie”.
“Abbiamo inoltre proposto al commissario Filippini – ha aggiunto Bongioanni – di utilizzare parte dei bandi biosicurezza, 12,5 milioni totali, per creare una zona cuscinetto di protezione dei suini”.
Riboldi ha ricordato che “sono stati effettuati dal 2022 14.500 controlli, le carcasse di cinghiale sono smaltite, e 3.000 chilometri sono stati controllati per la gestione dei focolai. La biosicurezza è stata rafforzata, con i fondi stanziati dall’Assessorato all’Agricoltura e dai privati. I servizi veterinari hanno disposto alcune chiusure di allevamenti, a fronte di 562 accessi a livello regionale. In particolare nel Novarese e nel Vercellese, si è intervenuti su depopolamento e bonifiche. Le spese? Per circa 20mila e 500 capi abbattuti la spesa stimata è di circa 4,5 milioni di euro; smaltimento carcasse 725mila euro; logistica e personale 200mila; sistemi di abbattimento 150mila. Voglio sottolineare che c’è stata una straordinaria collaborazione dai presidi e dalla polizia veterinaria per gli abbattimenti: hanno lavorato giorno e notte con estrema abnegazione”.
Riboldi ha concluso ricordando che si è fatto di tutto per alleviare dolori e sofferenze degli animali: “Si cerca di non far soffrire troppo animali comunque colpiti da un virus mortale”.
Sono intervenuti nel dibattito Domenico Ravetti (Pd), Fabio Carosso, Marco Protopapa (Lega), Sarah Disabato (M5s) e Annalisa Beccaria (Fi).

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