Al teatro Massimo di Palermo continua il teatrino per la nomina: chi sarà il Sovrintendente?

Palermo (Giuseppe Spinelli) – Alla vigilia del grande risiko che attende i templi della lirica italiana, metà dei quali dovranno rinnovare la governance entro il 2025 – dalla Fenice di Venezia all’Opera di Roma, passando per il Massimo di Palermo, il San Carlo di Napoli e il Petruzzelli di Bari –arriva un decreto legislativo pensato all’interno del nuovo Codice dello Spettacolo che muta gli organismi di gestione, depotenzia i sovrintendenti e consente agli incaricati ministeriali di pesare molto di più in maniera decisiva nella programmazione e persino nelle scelte artistiche.
Dal 1985, anno in cui venne istituito il Fondo Unico dello Spettacolo, di riforma in questo campo ce ne sono state diverse e tuttavia nessuna aveva mai rivisitato il ruolo del sindaco, che delle fondazioni liriche è presidente, né quello dominante del sovrintendente, individuato su proposta del Consiglio di Indirizzo.
Il Consiglio di Indirizzo viene soppresso è sostituito nel disegno del decreto ,da un Consiglio di Amministrazione che decide in maniera collegiale ma intervenendo sull’ amministrazione dell’ ente.
Il governo attraverso il FUS e’ il maggiore finanziatore delle Fondazioni e pertanto, raddoppia i delegati rispetto al peso finora rappresentato dall’amministrazione comunale, con la conseguenza che ad influenzare la vita nel teatro del teatro sarà più
facile grazie alla golden share attribuita al dicastero della cultura.
Il sovrintendente, sin qui organo unico di gestione, perde parte delle sue prerogative principali, a favore del CdA. A parte rare eccezioni, i Consigli di Indirizzo sono infatti composti, per la parte politica, da due delegati del primo cittadino, uno del Ministero, uno della Regione.
Con la riforma in cantiere, nei CdA composte da 5 a 7 membri (variabili in base al numero dei soci privati), gli equilibri di potere si spostano sul governo centrale. A decidere chi sarà il sovrintendente o il direttore generale sarà dunque il titolare della cultura per interposti consiglieri d’amministrazione, dal medesimo nominati.

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Il 20 ottobre 2012 IL GIORNALE scrive: Orlando lo sprecone riporta al “Massimo” il manager del deficit

Il nuovo-vecchio sindaco di Palermo, Leoluca Orlando dichiara guerra al sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo, Antonio Cognata, chiamato nel 2004 dall’allora primo cittadino Pdl, Diego Cammarata, a riparare i bilanci in rosso dell’ente, gestito fino al 2002 da Francesco Giambrone, che nel 2012 ritorna assessore alla cultura del Comune e dopo nuovamente designato da Orlando, Sovrintendente del Massimo di Palermo.
Durante gli anni dell’ amministrazione di centro destra guidata da un sindaco di FI, grazie a una politica di risparmio e rigore( fatta anche di licenziamenti dei dipendenti «malati» in casa, ma sorpresi a lavorare altrove) dal 2004 il bilancio non fa una grinza: sette esercizi consecutivi in attivo, con risparmi da 1 a 4 milioni all’anno, Orlando nel 2012 mette nel mirino il sovrintendente Cognata su presunte anomalie nella gestione del teatro definita “ folle e dissennata” in conferenza stampa.
Ma i conti sono in ordine ed il ministero dei Beni culturali boccia la sua richiesta di commissariamento, ma Orlando non demorde e quando una parte dei lavoratori (insoddisfatti dalle politiche di rigore di Cognata) occupa gli uffici della Sovrintendenza, dichiara che il Massimo è ingovernabile.
Il mondo della lirica, che vede nel teatro palermitano un modello di sostenibilità, è indignato. Classic Voice, il mensile di musica più letto in Italia, dedica la copertina allo «Scandalo Massimo», denunciando il tradimento di ogni criterio meritocratico, basato sulla buona gestione. Eppure, per anni il teatro è stato in rosso, strozzato da debiti, con passivi di bilancio da capogiro: l’esercizio del 2002 si chiuse con un deficit di 13 milioni.
Il risanamento operato dal governo di centro destra avviene dal 2004 senza sacrificare la resa artistica. In quegli anni, il Massimo si è aggiudica tre Oscar dell’opera (ovvero il Premio Abbiati) ma Orlando rimette le mani sull’istituzione rinominando proprio Giambrone, sovrintendente negli anni della voragine del debito e poi al Maggio fiorentino dal 2006 al 2010, dove la gestione vivace è stata oggetto –
a luglio – di un’interrogazione parlamentare.

Classic voice -Scandalo Massimo
Mondo Classico
Un teatro virtuoso sotto il tritacarne della vecchia politica 7 ottobre 2012 “Non ci posso credere, direbbe il comico Aldo. E d’altra parte siamo a Palermo, la città dove accadono le cose incredibili. Anche all’opera. Cosa succede? Il Teatro Massimo è da qualche tempo citato come caso di esemplare gestione economica. Nel 2011 ha chiuso il settimo bilancio in attivo e lo ha fatto in un periodo lontano anni
luce dalle “vacche grasse” che si mungevano fino a qualche lustro fa. Veniva peraltro da una gestione disastrosa, con risultati di esercizio che sembravano un inno allo spreco del denaro pubblico. Così siamo passati da un passivo di 13milioni di euro (nel 2002) a un attivo superiore ai 4milioni (2006), per poi assestarsi fino al 2011 su un costante avanzo di circa 1 milione e mezzo di euro, necessario per pagare gli interessi bancari. Mentre i conti venivano risanati, aumentavano gli spettatori (passati dai 77mila del 2001 ai 126mila del 2011), crescevano le recite d’opera e balletto (dalle striminzite 85 alle 129), i costi iniziavano – miracolo! – a essere più bassi delle
entrate, al contrario di prima, quando si viveva al di sopra delle proprie possibilità.
Ebbene, con questo raro gioiello in casa, cosa decide di fare il neo sindaco Orlando? La guerra al Sovrintendente Antonio Cognata. Solo che non potendosi appellare ai numeri, il Leoluca rampante si attacca ai cavilli e invoca il commissariamento. Due membri del cda sono stati nominati, secondo lui, senza averne i requisiti (anche se le nomine sono state avallate dai revisori, espressione del Ministero, che anche oggi confermano il loro parere). Ma non solo. Orlando scrive anche dello “scadimento della qualità degli spettacoli”, laddove – proprio in virtù della loro sostenibilità – il teatro ha programmato stagioni ben dosate, con punte di eccellenza nei rari e affascinanti Predestinati di Schreker e in una Carmen da brivido, che hanno meritato il Premio Abbiati della critica musicale italiana (non accadeva da anni), vinto anche per le iniziative “educational”. Il Massimo è anche l’unico teatro italiano oltre alla Scala che nel 2013 si può permettere il lusso finanziario di allestire il Ring completo con la regia di Graham Vick. Il germanofilo Orlando dovrebbe apprezzare. E invece denuncia per mail che “la situazione del Massimo è gravissima”, nell’indifferenza nazionale e con una stampa locale compiacente. Scadimento della qualità? Non vorremmo, invece, che il ring su cui scontrarsi ci entrasse poco con Wagner. E molto di più con le prassi della prima Repubblica: l’occupazione delle istituzioni culturali (ma gli organi delle Fondazioni liriche godono per legge dell’autonomia gestionale fino alla conclusione del mandato), l’apertura dei cordoni della borsa tra gli evviva dei sindacati, con le assunzioni di massa promesse in campagna elettorale in una città e una regione che già rischiano il default, la negazione di ogni criterio meritocratico, che premia la buona gestione. Dalla Primavera all’inverno della vecchia politica.”

Considerazioni
Alla luce di queste riflessioni , nell’ interesse della lettura autentica degli eventi abbiamo svolto alcuni approfondimenti sulle attività e sull’ effettiva gestione del Teatro Massimo di Palermo negli ultimi anni.
“La grande fabbrica della Fondazione Teatro Massimo impegna stabilmente ogni giorno circa 400 tra professori d’orchestra, artisti del coro, tersicorei, tecnici ed amministrativi. In ognuna di queste categorie il 2023 ha portato la stabilizzazione d buona parte dei lavoratori precari che attendevano da anni questo traguardo, un processo che proseguirà nel 2024.” Cosi’ recita un comunicato dell’ ufficio stampa del teatro.
Tuttavia la Fondazione da come si evince dalle pagine “Amministrazione trasparente” del sito , ha dato luogo negli ultimi anni ad incarichi professionali a soggetti esterni che nell’ ultimo anno 2024 hanno comportato una spesa di circa un milione e mezzo di euro. Di molti di questi incarichi avvenuti in maniera fiduciale e sottoposti solo alla scelta del Sovrintendente , non si comprende la necessita’ non essendo figure previste tra quelle autorizzabili nella pianta organica delle Fondazioni Lirico sinfoniche ed in ogni caso sono ridondanti spesso la stessa funzione e sono carenti di titoli specifici. Non si comprende inoltre , analizzando il personale organico
dipendente della fondazione ed attualmente in servizio, perché si faccia sempre ricorso a figure esterne con contratti economicamente molto consistenti invece che valorizzare molte delle figure professionali interne.
-Altro fatto grave che alcuni professori d’ orchestra e tersicorei sono attualmente posizionati in organico ma svolgono altre funzioni senza che preventivamente ci sia stato un atto deliberativo che ne approvasse lo spostamento. Inoltre nonostante affidati ad altri uffici , osservano l’orario del corpo artistico che come è noto non è ridotto e godono dei connessi riposi settimanali, rispetto ai dipendenti amministrativi e tecnici, mantenendo la retribuzione degli artisti.
Inoltre per alcuni di questi ruoli ,e’ stato posto concorso pubblico e con affissione in bacheca della graduatoria dei vincitori e contemporaneamente essendo il professore corrispondente allo stesso ruolo, adibito ad altra mansione, per le produzioni artistiche si sono scritturati altri musicisti determinando ulteriore spesa non legittima.
Tutto questo lascia prefigurare l’ ipotesi di danno erariale essendo la fondazione a totale finanza pubblica.

Valutazioni politiche
I giochi sembravano fatti per il Teatro Massimo di Palermo con la riconferma dell’ex-sovrintendente, il compositore Orlandiano Marco Betta in coppia con una “new entry”, il Maestro Beatrice Venezi. Ma il tempo della riflessione ha rivelato malumori serpeggianti nel centro destra siciliano, dove molti aspettano la nomina di un esponente culturale in discontinuità alla gestione Orlandiana.
Il Maestro Beatrice Venezi, , ha fornito il primo arresto alle toto-nomine di Piazza Verdi annunciando che proprio a causa della carriera che la vede protagonista sui palcoscenici mondiali ,non avrebbe avuto tempo per dedicarsi a incarichi di sovrintendente o direttore artistico. Quindi l’ipotetico accordo politico tanto sbandierato finora nella stampa locale appare fantapolitica in salsa sicula.
In contrasto, la carriera amministrativa artistica di Betta appare un risultato principalmente dovuto alla vicinanza politica all’ex-primo cittadino palermitano Leoluca Orlando, oggi Eurodeputato eletto nella lista Alleanza Verdi e Sinistra, e all’attuale sovrintendente dell’Opera di Roma Francesco Giambrone, ex-assessore delle Giunte Orlandiane con il quale i rapporti negli ultimi anni si sono raffreddati a causa delle dichiarazioni di Betta che ha sostenuto di avere risanato i conti del Teatro lasciati in rosso da Giambrone.
Infine ,Betta è stato direttore artistico dal 1999 al 2002 con Giambrone e nuovamente consulente alla riprogrammazione nel 2020 e direttore artistico dal 2021 al 2022, quando fu proposto ,senza beneficio di una manifestazione d’interesse, dallo stesso Orlando all’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini.
Non appaiono incarichi simili di Betta in altri teatri lirici fuori dal Teatro Massimo ed in molti si chiedono se la nomina di Betta fosse legittima per Titoli posseduti comprovanti l’esperienza di gestione amministrativa di enti consimili.
I consigli di indirizzo sono chiamati a scegliere fra una terna di nomi, il sovrintendente da proporre al Ministro della Cultura, ed in molti si chiedono se realmente tre curriculum fossero stati proposti ed esaminati dai consiglieri, prima della rapida nomina di Betta.
Il bilancio del 2023 riporta nel settembre del 2022, un contributo per la Fondazione Teatro Massimo di Palermo, di €4.500.000 “a copertura delle perdite esistenti alla data del 31.12.2021” ovvero circa un mese prima dell’elezione dell’attuale Presidente del Consiglio Meloni. Questo contributo straordinario ha risparmiato la Fondazione da un commissariamento certo previsto per legge.
-Infine; Molti cittadini si chiedono perché un sindaco eletto dal centrodestra sembra escludere a priori l’ ipotesi di valutare altre figure qualificate per titoli ed esperienza ed insiste ad oltranza nella eventuale rinomina di Betta che continua non possedere titoli sufficienti.
Diversi aspetti dell’attuale gestione destano dubbi e alimentano i malumori.
Manifestazioni d’interesse con assunzioni e numerosi concorsi effettuati negli ultimi mesi prima della scadenza di Betta ed anche oltre, indubbiamente contribuiscono alle accuse di avere operato forse anche per acquisire consensi dietro le quinte.
I numeri per i costi delle consulenze sono impietosi dimostrando un aumento significativo (2024 euro 1.500.000,00 circa).
La scelta di Betta di mantenere due consulenti nella direzione artistica, per giunta con contratti simili in altri teatri lirici e quindi non garantendo la presenza costante al Massimo, sembrerebbe annullare i presunti risparmi del doppio incarico di Betta
come sovrintendente e direttore artistico.( vedi contratto di Di Gloria e di Fedora Sorrentino la cui spesa ha sommato 120.000,00)
-Insistenti voci sulla disorganizzazione nella gestione giornaliera e una discutibile programmazione con dipendenti lasciati “a disposizione” ma non a lavoro( tappeti di ballo e costumi acquistati e poi non utilizzati e dipendenti musicisti spostati negli uffici amministrativi ma presumibilmente ancora inquadrati e con contratti da musicisti).
-Una stagione estiva mediocre per scelte e programmi artistici con incassi ridicoli, il teatro di verdura vuoto e la scelta di determinare un danno economico alla fondazione per il mancato incasso , regalando biglietti per migliaia di ingressi a dipendenti e familiari del teatro , ben sapendo che anche il biglietto gratuito è sottoposto a tassazione e quindi a spesa.
-C’è da aggiungere che il teatro ancora è senza una sala ballo nonostante la sua riapertura risale al 1997/98 e il palcoscenico ha la stessa funzionalità dall’inizio secolo in netto contrasto con i teatri come La Scala, Torino e Genova che vantano palcoscenici meccanizzati all’avanguardia.
In ultimo: il sovrintendente di una fondazione lirico sinfonica non deve essere un compositore, né tantomeno un direttore artistico o musicale ,deve piuttosto essere un oculato e accorto Amministratore che non delegittima il suo ruolo con la moltiplicazione di consulenze ,affidando in concreto la gestione del teatro a una miriade di collaboratori e all’anarchia dei dipendenti .Inoltre attraverso il mancato controllo dei concorsi e dei richiami a personale esterno il sovrintendente Betta non ha fatto altro che aggravare la spesa del teatro in barba a tutte quelle che sono le prescrizioni dello spending review cui il Teatro Massimo è sicuramente soggetto sia perché fruisce finanziamenti pubblici,sia statali che da parte della regione siciliana e del Comune di Palermo.