Pomodoro, allarme Coldiretti: “Prodotto cinese venduto come italiano, ennesimo inganno al consumatore, serve etichetta”
Alessandria – Tutelare la filiera dell’oro rosso alessandrino, prodotto di grande eccellenza, richiesto dai marchi più prestigiosi del Made in Italy che rischia ripercussioni sempre più gravi a causa di prodotti immessi sul mercato che vengono spacciati per italiani senza esserlo.
Un’inchiesta della televisione inglese ha accusato alcune delle maggiori catene di supermercati di vendere alimenti con indicazioni di provenienza non veritiere. Tra questi, figurano confezioni di concentrato di pomodoro presentate come d’origine “italiana”, ma che in realtà conterrebbero tracce di pomodori cinesi: coltivati in particolare nello Xinjiang, territorio sottoposto a sanzioni in Occidente.
“E’ l’ennesimo caso di inganno per il consumatore a danno di chi produce prodotto vero Made in Italy. Allarme scattato dopo l’indagine sulle confezioni di tubetti di concentrato venduti come italiani ma contenenti prodotto cinese, realizzata dalla Bbc, evidenzia l’urgenza di arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine per tutelare il vero prodotto italiano, considerato anche che il gigante asiatico ha aumentato del 38% nell’ultimo anno la produzione di pomodoro, con il quale potrebbe invadere i mercati europei”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
La Cina potrebbe diventare quest’anno il maggior produttore mondiale di pomodoro da industria, superando gli Stati Uniti. Le previsioni di agosto davano infatti una crescita a 11 milioni di tonnellate (erano 8 nel 2023 e 6,2 nel 2022). Considerando che i cinesi consumano appena 1 kg pro-capite all’anno di derivati del pomodoro (contro i 22 kg degli europei) l’aumento di produzione è destinato a riversarsi proprio sui mercati occidentali.
Non a caso le importazioni di semilavorati di pomodoro dalla Cina nell’Unione Europea, sono raddoppiate, superando le 100.000 di tonnellate, contro le 50.000 tonnellate di dodici mesi prima. Complessivamente nell’Ue arriva una quantità di prodotto da Pechino che è pari, in pomodoro fresco equivalente, al 10% della produzione Ue di pomodoro da industria.
“Siamo in una delle aree più vocate ed è prioritario tutelare produzioni di così grande pregio. In Italia sono circa 70mila gli ettari coltivati a pomodoro da salsa, più di 3.000 quelli in provincia di Alessandria per una produzione che supera 1.300.000 quintali: numeri in crescita per un prodotto di grande eccellenza messo quest’anno a dura prova dal maltempo che ha danneggiato parte della produzione”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.
In una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), che è il margine della distribuzione commerciale che specula con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.
In tale ottica Coldiretti e Filiera Italia chiedono l’obbligo dell’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. Coldiretti ha lanciato una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare. In Italia vige peraltro già l’etichetta con l’indicazione della provenienza sui derivati del pomodoro. Ma occorre anche portare in Europa il divieto oggi vigente nel nostro paese, grazie a Coldiretti e Filiera Italia, di utilizzare il concentrato per la produzione di passata, per estendere le garanzie dei consumatori italiani a quelli europei e dei Paesi terzi. Un impegno al centro dell’intesa sottoscritta da Coldiretti e Filiera Italia con l’Anicav, l’associazione delle industrie conserviere.
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