Quello scampolo di Medioevo alle porte di Biella: il Ricetto di Candelo
Vabbè, ero distratto, avevo appetito, era tardi…insomma, ero a Biella e mi dicono andiamo a pranzo in un’ottima trattoria a Candelo…la Trattoria D’Oria…se vi capita di andarci non ve ne pentirete. Insomma, ero distratto, non mi ero reso conto bene di dove in effetti ero…poi siamo usciti ed ecco di fronte a me le porte di ingresso, la torre e le mura di un luogo fuori dal tempo. Già, che bestia a non pensarci prima, mi dico: questo è lo stupendo Ricetto di Candelo! Che è un luogo davvero fantastico, proprio nel vero senso del termine, perchè senza dubbio sembra di passeggiare in uno di quei luoghi che abbiamo letto nei libri di fiabe, oppure, più modernamente, visti in un film o in una serie TV di stile fantasy. So che in questi giorni ci stanno i mercatini di Natale, nel Ricetto quindi se ci andrete, di certo troverete un sacco di gente e di conseguente baccano. Ma io, in un pomeriggio pieno di sole di qualche mese fa, l’ho girato che era assolutamente deserto, silenzioso, esente da ogni presenza umana.
Che poi Ricetto è rifugio, luogo dove si riceveva la popolazione per proteggerla dalle molteplici invasioni. E ancora oggi a passeggiare fra quelle strade di pietra si prova uno strano senso di sicurezza e di appartenenza. E di riposo dell’anima. Ho parlato spesso di Monastero Bormida e della sua grande bellezza, affascinante e fiabesca. Ma anche a Ricetto di Candelo si prova un fascino arcano che sa toccarci profondamente l’anima…che poi si gratta in effetti una struttura fortificata edificata nel tardo-medioevo (circa il 1300). Non è stata realizzata da un qualche feudatario locale, bensì dalla comunità contadina locale, su un fondo che era proprietà dei nobili Vialardi di Villanova, e solo in un tempo posteriore poi riscattato dai contadini del paese. Sostanzialmente, il ricetto doveva fornire protezione sicura alle cose più preziose della comunità. Che non erano ori, argenti o simili cose, ma semplicemente i prodotti della terra, in primo luogo le granaglie e il vino. Naturalmente, in casi estremi di pericolo, ma per breve tempo, anche la popolazione vi si rifugiava.
Il ricetto è a pianta pseudo-pentagonale, occupa una superficie di circa 13.000 mq ed è cinto da mura difensive costruite con ciottoli di torrente posti in opera a spina di pesce (cosiddetto opus spicatum). Benissimo conservate e molto affascinanti, garantivano la difesa, agli angoli del perimetro, quattro torri rotonde e, a metà del lato nord, una torre quadra da cortina (ovvero da pura difesa). Ancora oggi la fascinazione di questo luogo sta in queste caratteristiche veramente medievali: quelle arcigne torri, però, erano lì per difendere il grano e il cibo di un mondo pacifico e contadino che doveva, senza remissione, proteggersi da uomini d’arme che tutto avrebbero saccheggiato e distrutto.
Mi chiedevo, mentre mi aggiravo in quel luogo in quel momento appartato e silenzioso, pieno di una luce autunnale semplicemente magnifica, come potesse essere così ben conservato. Ho appurato, da chi ben conosce quel luogo e lo fa visitare ad altri, che il segreto delle splendide condizioni di conservazione dell’insieme deriva proprio nell’uso totalmente contadino che se n’è fatto, tra l’altro fino a tempi molto recenti ed in parte ancora oggi. Insomma, questo ricetto, rispetto ai tanti e tanti castelli difensivi medioevali, costruiti e abitati dai nobili e dagli armigeri, era invece un luogo genuinamente popolare e contadino, che non può che essere considerato un unicum. Tra le altre cose, Il ricetto di Candelo, a differenza di molti analoghi luoghi fortificati che costellavano il Piemonte (112 nel solo Biellese), ora in gran parte scomparsi o fortemente trasformati, ha subito, nel complesso, ben pochi rimaneggiamenti.
Punto d’accesso al ricetto è la massiccia torre-porta (vedi la foto sopra, la seconda di questo articolo), in mattoni, con decori e merlature, che in origine aveva ben due ponti levatoi. Davvero superata quella porta si entra in un luogo diverso e fatato, senza auto, senza rumori, serenamente antico. Nella piazzetta ha sede la Sala Cerimonie, di solito utilizzata per mostre e simili manifestazioni. accanto troviamo la cosiddetta casa del principe, ovvero l’abitazione (risale alla fine del ‘400) di Sebastiano Ferrero, Conte di Masserano, che era un personaggio davvero notevole. Nato a Biella nel 1438, e feudatario del luogo dal 1496, oltre che consigliere di Stato e tesoriere generale del Ducato di Savoia e di quello di Milano, fu anche un uomo di cultura ed un mecenate: fece costruire la Basilica e il convento di San Sebastiano a Biella, indirizzandone il gusto verso lo stile rinascimentale. Sotto la foto della torre unita alla casa di Sebastiano Ferrero.
Le case del ricetto sono prive di fondamenta, costruite sostanzialmente da vani unici sovrapposti. Il vano a pianoterra, detto caneva, è una cantina con pavimento in terra battuta, destinata al vino e alle varie operazioni connesse. Il vano al piano superiore (solarium) è un ambiente particolarmente secco ed asciutto, ideale per la conservazione delle granaglie. Le vie del ricetto si chiamano rue, alla francese, sono pavimentate a ciotoloni inclinati verso la mezzaria, hanno una pendenza da sud a nord per permettere il deflusso delle acque piovane verso la Torre di cortina. Potrete notare, in questi vicoli strettissimi, dei grossi blocchi di pietra, sporgenti dalle pareti, che facevano da… sostegno alle latrine. Aggiungo soltanto che, nel 1816, l’architetto Nicola Martiniano Tarino, ebbe l’incarico di progettare la casa comunale, ispirandosi ai canoni dell’architettura neoclassica, che è comunque uno splendore, come potete vedere nella foto sottostante.
Non, posso, infine, che invitarvi a visitarlo, questo luogo davvero meraviglioso. Se lo preferite coloratissimo e pieno di gente, andateci ora per via dei mercatini natalizi. Se ne preferite il fascino appartato fatto di fantasia e silenzio, andateci, come ho fatto io, in un banale giorno infrasettimanale, magari in una giornata piena di sole della prossima primavera.