Uno splendido viatico musicale per il Natale: il Gala d’Inverno al Tetro Marenco di Novi Ligure

Lo scorso anno lo avevano proposto il 27 dicembre, il Gala d’Inverno. Un ottimo viatico per il nuovo anno. Si era trattato di un – notevole – concerto solo strumentale, impreziosito fra l’altro, dalla presenza di Carlo Romano all’oboe. Ma nel mio articolo avevo sollevato una perplessità…perchè in una (pur splendida) chiesa, a mio avviso inadatta a concerti di quel tipo, piuttosto che al Teatro dedicato a Romualdo Marenco, da poco restaurato?  Beh, non credo abbiano ascoltato me, ma, certamente, a Novi si sono convinti che era meglio proporlo a teatro: il Gala d’Inverno quest’anno lo hanno proposto il 23: uno splendido viatico musicale  per il Natale, no? E finalmente lo hanno delocalizzato dalla chiesa dello scorso anno al Teatro Romualdo Marengo. Che è assolutamente stupendo! Come bellezza estetica, come acustica, come senso di appassionato raccoglimento intorno a ciò che accade sul palcoscenico. Uno splendore. Io poi quest’anno ero ospitato dal palchetto del II settore più prossimo al palco, e me ne sono gustato davvero tutte le sfumature, sia della direzione che di ogni singolo componente dell’orchestra. Come sempre ringrazio con sincera gratitudine la Signora Patrizia Orsini, che mi invita sempre. Le ultime volte non ho potuto presenziare perchè stavo davvero poco bene, ma ora che va meglio, eccomi lì, ad applaudire convinto.

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A dire poi tutta la verità, il concerto è iniziato portandosi il retaggio di un problema non da poco, ovvero l’assenza del tenore, Aldo Caputo.   il Maestro Maurizio Billi (Direttore d’Orchestra che conosco molto bene, per averlo visto e ascoltato davvero tantissime volte, a Novi e non solo), ci ha narrato che il tenore si è ammalato all’ultimo momento, e quindi ha dato forfait. Beh, voi potete immaginare bene, credo, che quando praticamente una metà circa del programma musicale della serata, è impostata per la presenza del tenore, e poi quello manca…beh dire che è un problema non da poco è usare un gentile eufemismo. Infatti il Maestro Billi era assai contrariato, e io che ero vicinissimo a lui lo vedevo bene. Però è un grande professionista, si è ripreso e, anche se probabilmente masticando un po’ amaro, ha trovato brani alternativi a quello che doveva essere il contributo del tenore. Che Billi sia un grande professionista lo sappiamo tutti, quindi mi pare assolutamente giusto che abbia avuto un non indifferente disappunto, quando ha ben compreso che doveva rimediare prontamente (ma come?) a questa assenza imprevista. Il rimedio è stato inventato proponendo due brani vivaldiani dalle celeberrime 4 Stagioni, nonché un’Ave Maria, che ha rispettato così in pieno lo spirito – anche – natalizio della serata.

 Vi dico subito cosa mi piace molto del modo di dirigere di quest’ottimo Direttore e concertatore: il gesto parco, mai troppo retorico, ma nel contempo coinvolgente e molto comprensibile per la compagine orchestrale. Dirige senza retorica e con molta serenità. E credo che questa serenità sia contagiosa per i Professori dell’Orchestra – e per il pubblico. E poi ha una netta predisposizione alla divulgazione: non disdegna di introdurre i brani più importanti con doviziose spiegazioni. Ieri ha spiegato con densità di particolari il senso e il significato del finale della Sinfonia n. 45 in Fa diesis minore, di Franz Joseph Haydn, uno dei maggiori compositori dell’epoca cosiddetta del Classicismo Viennese, nota anche come Sinfonia degli addii. Ha spiegato, molto bene e con un tocco di ironia, che viene detta Sinfonia degli addii perché, durante la prima, nell’esecuzione dell’Adagio finale, i musicisti a turno smisero di suonare,  spensero la candela del loro leggio e lasciarono la sala, e l’esecuzione venne portata a conclusione solo da due violini con sordina, suonati da Haydn stesso e dal primo violino. Questo perchè il soggiorno dei musicisti ad Eszterhaza, la principesca residenza dei datori di lavoro di Haydn e dell’orchestra tutta, si rivelò infatti più lungo del previsto, e con questo finale il compositore indicava in maniera allusiva al principe il desiderio dei musicisti di ritornare a casa ad Eisenstadt, dov’erano rimaste molte delle loro famiglie. Poi la direzione, sobria e semplice, e, appunto, nell’ultimo movimento, tutti, tranne due, che si alzano e se ne vanno…compreso lui, il Direttore. Simpaticissimo.

Dopo la Sinfonia di Haydn c’è stata la premiazione del Premio Excelsior d’Oro 2024, che è stato assegnato, per il suo impegno al miglioramento culturale di Novi,  ad un importante uomo politico: l’Onorevole Mario Lovelli, che, tra l’altro, è stato Sindaco di Novi Ligure dal  28 aprile 1995 al 14 giugno 2004. Dopo questa cerimonia, è ricominciato il concerto. Prima i due brani vivaldiani, interpretati con verve e virtuosismo dal privo violino, in veste  di solista.  Poi è giunta sul palco la protagonista femminile della serata: la soprano (di origine umbra) Federica Balucani, dalla voce morbida e timbratissima, che si è anche amalgamata decisamente molto bene con l’orchestra. Federica Balucani, ha subito interpretato, direi  mirabilmente, uno dei brani che potremmo definire supplenti, proposto per via dell”assenza del tenore,  l’Ave Maria di Gounod. Naturalmente, sono stati  molti gli altri momenti che l’hanno vista protagonista, grazie anche alla capacià del suo canto di amalgamarsi molto bene con l’orchestra. Il brano dove ha avuto un suolo predominante da solista, a parte la commuovente Ave Maria, è stato il tradizionale White Christmas di Irving Berlin. Qui ha dato prova di una vocalità notevole, con un canto mai forzato, ma, anzi, sempre morbido e luminoso.

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Occorre aggiungere che l’orchestra, l’Excelsior Musica Ensemble (che deve il suo nome ad una delle più prestigiose composizioni di Romualdo Marenco: Il Gran Ballo Excelsior), è una compagine di recentissima costituzione. Ed è composta per lo più da professori dell’Orchestra Nazionale della Rai, sia del presente che del passato, visto che alcuni di loro sono in realtà pensionati. Per Haydn era giustamente ristretta ai canoni settecenteschi, ma per affrontare la musica, assai ben conosciuta, ma straordinaria e molto intrigante, da vivere anche con partecipata commozione, di Ennio Morricone, si era rimpolpata il giusto, con, tra l’altro, un musicista ai timpani e alle percussioni, che dalla mia posizione mi appagava grandemente tanto la vista che l’audito. Poi, nell’orchestra era presente, all’oboe, l’immenso Carlo Romano. Di lui basti dire che dal 1978 ha fatto parte dell’Orchestra Sinfonica di Roma della RAI e, dal 1994 al 2018, dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI a Torino, dove ha ricoperto il ruolo di 1° Oboe. Ma soprattutto, con riferimento al concerto di lunedì,  è stato l’oboista preferito dal Maestro Ennio Morricone, con in quale ha iniziato, nel 1974, una collaborazione durata decenni, con concerti in tutto il mondo e tante incisioni di musiche, sia da camera che colonne sonore. Il suono del suo oboe è semplicemente paradisiaco…morbidissimo, suadente, avvolgente…ha trascinato l’orchestra verso veri e propri paradisi di beatitudine musicale, con il pubblico che ascoltava completamente rapito.

Mi pare poi doveroso aggiungere che quest’anno, oltre alla musica, abbiamo avuto il piacere di vedere, negli ultimi brani del concerto, alcune giovani ballerine e ballerini del Centro Danza di Roberta Borello. Io avevo una vista dall’altro, ma non ho potuto fare a meno di ammirare la grazia leggera e leggiadra di quelle giovani danzatrici, che ci hanno donato, unendosi alle note sublimi della musica di Ennio Morricone, momenti di sognante bellezza, splendido viatico per un sereno Natale, che ormai è arrivato.

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