soltanto uno parla la lingua di Dante, gli altri si esprimono in italiano

L’artista che in modo mirabile e divertente si esprime nella lingua di Dante Alighieri (1265-1321), si chiama Maurizio Lastrico (1979) e la sera di venerdì 25 settembre 2020 si esibirà in quel di Arquata, ospite di un teatro di provincia; ecco quindi che si avrà la possibilità di ammirare l’unico Italiano che effettivamente parla la lingua di Dante, mentre tutti noi leggiamo, scriviamo, parliamo sforzandoci di farlo in Italiano ovvero la lingua di Pietro Bembo (1470-1547) e Aldo Manuzio (1449-1515).

Quanti avranno occasione di partecipare allo spettacolo del raffinato artista, oltre che attor comico, comprenderà immediatamente che l’espressione “parliamo la lingua di Dante” non è appropriata, per quanto il Sommo poeta, assieme a Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375), sia da tener in debito conto come punto di riferimento, esattamente come fecero i due inventori della lingua italiana.

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Il fine letterato Bembo ed il colto stampatore  Manuzio, si possono di certo considerare ideatori e organizzatori non soltanto della nostra lingua, ma anche di quello che chiamiamo sistema editoriale e più in generale del primo germe di un sistema organizzato di comunicazione, con grande attenzione ai contenuti senza affatto disdegnare il profitto.

Per i particolari credo sia opportuno rimandare alla lettura di un bel saggio di Martin Davies e Neil Harris dedicato proprio ad Aldo Manuzio, uomo, editore e mito (Carocci editore, 22019) , che in sodalizio col Bembo ci ha regalato la forma moderna della virgole ed il segno del punto e virgola, il carattere corsivo e la vera e propria rivoluzione grafica dell’impaginazione.

Ad onor del vero, hanno fatto molto di più, ma credo che a questi due geni si debbano tributare i giusti onori e riconoscere che sono effettivamente loro gli inventori della lingua italiana,; già, proprio quella che noi parliamo, leggiamo, scriviamo.