Fra Matteotti, Paolo Conte e Corto Maltese: le meraviglie di Gino Vercelli.
Lo so, è passato un sacco di tempo, e vi parlerò di un qualcosa accaduto la scorsa Estate. Ma non è che le faccende di Arte e Cultura abbiano una scadenza come gli yogurt, quindi ve ne parlo ora perchè il tema mi intriga molto, e spero accada lo stesso anche a voi che leggete. E allora lasciate che vi narri che, ecco: uno va in un luogo magnifico, che ama incondizionatamente, come Portacomaro, per conoscere un vero mito della grafica, fumettistica e non, italiana, Gino Vercelli. Poi vede sulla parete quello splendido Corto Maltese, che ho inserito come immagine in evidenza, e se ne innamora…e ora quell’opera campeggia sul muro della mia camera da letto, e mi piace da morire. Con Gino Vercelli, quel giorno, complici anche i due ras della Casa dell’Artista di Portacomaro, Carlo Cerrato e Viscé (Vincenza), e l’amico comune Piergiorgio Panelli, abbiamo instaurato un dialogo fecondo di interessi comuni, citazioni e ricordi. Quasi fossimo amici da lungo tempo, e invece l’ho conosciuto in quel momento.
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Beh, intanto vi confesso che io sono da sempre un appassionato di fumetti… tanto per quelli editi dalla grande Bonelli, che le avventure meravigliose di Corto Maltese (e di un po’ tutto Hugo Pratt in genere), e poi le spesso stupende Graphic Novel…tutte cose che sono letteratura disegnata, che va dalle avventure stravaganti di un Martin Mystére (ne possiedo tutti i numeri e anche gli speciali), sino alle raffinate proposte di un Milo Manara (ultimamente ho letto una sua trasposizione de Il Nome della Rosa – romanzo che adoro – davvero splendida). E quel giorno ho avuto la possibilità di conoscere un mito, un artista che ho chiamato Maestro (giustamente) ma che dopo pochi minuti, ha incominciato a darmi del tu, con mio grande piacere. Che poi Gino Vercelli ha solo un anno meno di me, quindi abbiamo un immenso territorio in comune, di letture, ascolti musicali e amori artistici e fumettistici vari.
Gino Vercelli, riassumo per chi non lo conoscesse, dopo un inizio che lo vedeva alternare l’attività di grafico pubblicitario, con la realizzazione di brevi storie per Boy Music della Rizzoli, per la Edifumetto di Renzo Barbieri e per Lancio Story, ha esordito alla Sergio Bonelli Editore 1988, quando ha realizzato la storia Operazione Godzilla, per il quadrimestrale Zona X. Poi, da lì, una immensa serie di attività fumettistica. Nel 1989 entra a far parte del gruppo di disegnatori di Martin Mystére (che amo moltissimo e mensilmente leggo). Poi, nel Marzo 1996, pubblica lo speciale Prigioniero del futuro dove Martin Mystére incontra Nathan Never, seguito nel 2001 dal secondo speciale intitolato Il segreto di Altrove. Suo è anche il primo numero di un nuovo personaggio del 1999, chiamato Jonathan Steele, a cui collabora sino alla chiusura della serie. Passa poi alla testata Nathan Never, successivamente disegna la mini-serie Dipartimento 51 e poi Dampyr. Ma è anche uno dei fondatori della Scuola di Fumetto di Asti per la quale ha curato il libro Musica e Nuvole, le canzoni di Paolo Conte a fumetti.
E proprio davanti a questo libro, una sorta di collettivo a fumetti, con 20 storie che narrano 20 diverse canzoni (fra cui una direttamente di Gino Vercelli), che è uscito nel 2009, sono rimasto incantato. La mia frequentazione con la musica di Paolo Conte è antichissima, da brani memorabili come Onda su onda oppure Un gelato al limon (dove c’è la frase incredibilmente icastica: Ti regalerò l’intelligenza degli elettricisti, così almeno un po’ di luce avrai). E in quel momento mi è venuto alla mente l’ultimo concerto di Paolo Conte a cui ho assistito, ad Alba, tre anni fa. Ingrassato, affaticato, la voce molto invecchiata, Paolo Conte era l’ombra di sé stesso. E se prima lo ammiravamo immensamente, forse ora possiamo anche amarlo, no? Ho parlato di queste cose con un Gino Vercelli, con parole di grande empatia e comprensione. E mi aggiravo con lui all’interno della Casa dell’Artista di Portacomaro, ad ammirare, tra gli altri, proprio i sui disegni dedicati al grande Maestro. Mentre lui mi narrava che La prima canzone di Paolo Conte che è rimasta impressa nella mia testa è stata La topolino amaranto e poi via via molte altre ascoltate negli anni successivi. Le atmosfere da film in bianco e nero evocate dalla voce e dal pianoforte mi hanno fatto crescere la voglia di trasformarle in tavole a fumetti. Attraverso l’esperienza di insegnante della Scuola di Fumetto di Asti e alla collaborazione degli allievi, questa idea ha potuto finalmente concretizzarsi. Ed è così che è accaduto che Due mondi così lontani come quello delle parole cantate e quello dei baloon che si sono incrociati per dare vita a un meraviglioso viaggio nel tempo.
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Posso dire che ero decisamente incantato per questo affascinante connubio di musica e fumetto di qualità? Ma poi, in quel pomeriggio estivo a Portacomaro, il libro, questo si, recentissimo, di cui parlammo tutti insieme, era quello molto più politico – sociale di Stati Omicidi. Perché lì si parlava sì di Fumetti, illustrazioni e Arte, vero, ma anche di Matteotti e dei delitti di Stato in tutto il mondo. E il bellissimo libro, con le illustrazioni di Gino Vercelli, è stato l’importante spunto per una coinvolgente conversazione, alla quale partecipavano oltre che Carlo Cerrato e Viscè, padroni di casa, naturalmente Gino Vercelli, ma anche Gianni Burini medico, che ha parlato delle disavventure del nonno Angelo. ma ha anche portato della straordinaria documentazione giornalistica, originale dell’epoca, davvero interessantissima, e Vanni Cornero ex giornalista La Stampa, che ha giustamente sottolineato c0me la morte di Matteotti sia dovuta anche alle notizie che stava divulgando in merito agli interessi petroliferi della famiglia di Mussolini. In un dialogo sui generis, con interlocuzione anche di chi partecipava come auditore (era molto bello il fatto che fossimo tutti seduti in cerchio, senza distinzioni gerarchiche), è stato sottolineato che c’è un fil rouge (forse) invisibile che lega Roma a Kahrp, Santiago del Cile a Shenyang. È rosso, come detto, proprio come il sangue versato, e lega persone diverse ma con un comune denominatore: l’essere vittime della violenza di Stato, più precisamente di Stati omicidi. Un sangue che simboleggia da un lato la libertà, il coraggio e la tenacia; dall’altro l’oppressione, il regime, la tirannia. Questo filo ha il suo bandolo un secolo fa, nel 1924, con l’omicidio di Giacomo Matteotti e arriva al 2024 con la morte di Alexey Navalny.
dal punto di vista squisitamente operativo di Gino Vercelli, mi ha colpito che ci abbia narrato di come per lui cimentarsi in questa operazione grafica, dove in ogni pagina si doveva riassumere senso e significato di un’intera storia, è stato alla fine un cimento non semplice, ma fecondo di immensa creatività, per costruire e illustrare quel volume, dove Gino Vercelli ha raccontato attraverso 10 sue illustrazioni 10 vittime di Stato: Giacomo Matteotti, Lev Trockij, Dietrich Bonhoeffer, Ian Masaryk, Salvador Allende, Steve Biko, Anna Politkovskaja, Liu Xiaobo, Mahsa Amini e Alexei Navalny. Una lunga scia di dolore e di sangue, dove è il potere che offende e uccide. Una scia sanguinosa resa assolutamente icastica e indimenticabile nel libro di un immenso illustratore. Che ha per di più l’adire di essere immensamente simpatico. E io me ne sono venuto a casa con il mio bellissimo disegno di Corto maltese, e via.
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