Diego Fusaro: un filosofo fuori dagli schemi ci ha raccontato “La dittatura del sapore”

Casale Monferrato, una sera nebbiosa ma non troppo, quella del 5 febbraio. Poca voglia di salire in auto e di andarci, a vedere/ascoltare  un giovane filosofo molto sui generis. Ma poi ci vai e scopri che ne valeva la pena, eccome. Perchè Diego Fusaro, affiancato da Marco Botta e Ugo Bertana, ci ha raccontato, nella Sala Giumelli di Palazzo Vittone, con una affabulazione molto dotta e piena zeppa di importanti citazioni di filosofi, il suo libro, La Dittatura del Sapore  (Rizzoli), e la sua visione di un mondo dove quello che lui definisce, in più momenti, il turbocapitalismo. Con la premessa fondamentale che è questa i poteri del dio danaro stanno indottrinando tutto il mondo ad evitare i gusti e la cucina che potremmo definire del territorio, per una globalizzazione totale del gusto, dove il vino, i formaggi tipici, e molto altro, vengono accantonati per un cibo – e le bevande – prodotti senza altro scopo che il massimo controllo possibile del gusto e quindi degli acquisti. Una serata, quindi, davvero intrigante, a maggior ragione per me, che, per motivi di salute, per i quali ho praticamente dovuto praticare un vero e proprio Reset alimentare. Sono quindi estremante  sensibile in merito a questo argomento (ho perso 15 kg in circa 4 mesi e ho cambiato completamente le mie abitudini nutrizionali, leggendo e ascoltando molte diverse voci di nutrizionisti, alcune convincenti, altre molto meno).

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Beh, ora fatemi dire che le conclusioni finali di Diego Fusaro mi sono piaciute moltissimo, perchè sostanzialmente sono state l’elogio della convivialità, in quanto modo eccelso di rallentare la follia del mondo, intorno ad una tavola imbandita di cibo e di amici. ma non solo questa è la convivialità.  Io fui folgorato, tantissimo anni fa, da una saggio di Ivan Illich dal titolo, appunto, La Convivialità, pubblicato da Mondadori nel 1974. E sul concetto di convivialità ci navigo abbastanza bene. In quel saggio memorabile, l’autore esprime la sua avversione nei confronti dell’estensione all’intero pianeta del modello di sviluppo industriale, che ha indotto forze sociali e culturali le più disparate a confluire in quel movimento. Il termine, che implica una critica di un modello di sviluppo industriale illimitato, fa capo ad un concetto basilare: quello della doppia soglia, che concerne la produzione sia dei beni sia dei servizi. La prima soglia, legata allo sviluppo della scienza e della tecnica, è quella il cui superamento mette a disposizione degli uomini strumenti che, se adeguatamente utilizzati, possono migliorare il tenore di vita e concorrere all’evoluzione verso un mondo sempre più umanizzato. Superata la seconda soglia, invece, un’attività umana esplicata mediante strumenti… dapprima si rivolge contro il proprio scopo, poi minaccia di distruggere l’intero corpo sociale, perché le tecniche ipertrofiche nell’uso di energia o di informazione, ingenerano “rapporti di sfruttamento e di dominio nelle società che le adottano. Beh, credo che questa sia la base del pensiero espresso ieri da Diego Fusaro, mutatis mutandis, con riferimento soprattutto all’alimentazione, divorata dal Turbocapitalismo di cui sopra.

 

Beh, l’affabulazione di Diego Fusaro è davvero notevole. Lui parla sostanzialmente in filosofese (del resto, lo è, un filosofo), con un sacco di citazione molto pregnanti di filosofi di ogni genere, sia cosiddetti di sinistra che il contrario. Lui si è giustamente dichiarato di pensiero laico, quindi l’idea è di citare ciò che ha senso citare, vista la tesi di fondo che si vuole esprimere, al di la delle categorie. Scontentando un po’ tutti, ovviamente. Beh, in questo mi trova molto d’accordo, perchè a me è venuto in mente il grande Indro Montanelli, che, nella prefazione sul suo libro inerente alla nascita del Fascismo, scrisse che quel suo testo avrebbe scontentato tutti, tanto i fascisti che gli antifascisti. Fusaro ha anche citato la famosa frase di Mao, che diceva che la rivoluzione non è un pranzo di gala. Per Diego Fusaro Anche la globalizzazione non è un pranzo di gala. E la rivoluzione che porta con sé è altrettanto cruenta che quella maoista. Peraltro, il suo modo di scrivere è identico al suo modo di parlare, arguto e complesso. Così scrive: Il nuovo dispotismo alimentare, per un verso, scardina le identità più collaudate, quelle radicate nel modo di mangiare dei popoli e nella loro materialissima storia alimentare: quasi come se, nella grigia cornice del mondo postmoderno, la trasvalutazione nichilista della tavola dei valori preconizzata con timbro sulfureo da Nietzsche si accompagnasse a una corrispondente trasvalutazione dei valori della tavola. E, così, nella cornice del nuovo ordine dei mercati sans frontières vengono sempre più platealmente ostracizzate le pietanze e le bevande che hanno accompagnato e forgiato la fisionomia della nostra civiltà, dal vino all’olio d’oliva, dalle carni al pane. E così ha detto più o meno a tutti noi. E non è un fantastico esempio di filosofese puro una frase come (…) la trasvalutazione nichilista della tavola dei valori preconizzata con timbro sulfureo da Nietzsche…? Fantastico, no?

Ma, non fraintendetemi: lungi da pensare che siano sciocchezze, anzi. Fusaro usa un linguaggio alto e complesso, tipico della filosofia. Lasciatemi ipotizzare che se gli stessi concetti li avesse espressi un giornalista – divulgatore, come, ad esempio, Alberto Angela, avrebbe utilizzato un linguaggio meno alto, e i concetti sarebbero stati più chiari, lineari, abbordabili…detto senza pretese da un povero giornalista di provincia come me, naturalmente. Che poi molte delle idee espresse da Fusaro mi hanno trovato assolutamente d’accordo. Ma altre, invece, decisamente no. Faccio un paio di esempi. Ha detto che nello svedese Disgusting Food Museum (il museo dei cibi disgustosi) che si è occupato di catalogare gli 80 cibi più disgustosi, schifosi, rivoltanti di tutto il mondo, c’è il Casu Marzu, il formaggio con i vermi, che altro non è che un pecorino che viene attaccato dalle mosche casearie e, conseguentemente, viene colonizzato dalle loro larve, che lo trasformano, da un comune pecorino ad un formaggio molle e cremoso dall’odore davvero molto penetrante. Però fra i cibi schifosi non ci sono gli hamburger di McDonald, che, anzi, è la più fulgida rappresentazione del cibo omologato e uguale per tutti in tutto il mondo: qualcosa che ha annullato del tutto la tipicità di un territorio. Meno d’accordo mi ha trovato in merito alla difesa dei carboidrati. Perchè il problema non è mangiare un buon pezzo di pane, ma essere ingozzati e bombardati da zuccheri (i carboidrati di fatto sono tutti zuccheri) dalla brioche del mattino alla pasta del pranzo (o alla pizza) con magari il gelato del dopocena, e così via. Anche quella degli zuccheri che riempiono senza vergogna tutti gli scaffali dei supermercati, sotto ogni forma, dalla bevanda gassata alla focaccia salata. Forse ci siamo già trasformati in una civiltà dello zucchero? Forse. Ciò non toglie che, eccessi di filosofese a parte, trovo che il libro di Diego Fusaro sia assai stimolate e intrigante, e lo leggerò con attenzione. O almeno ci proverò.

 

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