Coldiretti a sostegno della tracciabilità: “Più trasparenza e scelte consapevoli con l’origine di carne e pesce in menù ristorazione”

Alessandria – “L’aumento della domanda di cibi salutari” e “una interconnessione sempre più forte tra sostenibilità e cibo che orienta le scelte dei consumatori verso prodotti con origine trasparente, etici e a basso impatto” sono le principali tendenze evidenziate nel rapporto della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, sulla ristorazione nel 2025.
Una richiesta di maggiore trasparenza a tavola collegata alla crescita ininterrotta dei consumi alimentari fuori casa o delle consegne a domicilio di pasti pronti che sta spingendo diversi Paesi dell’Unione ad introdurre norme per rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti in mense, fast food e ristoranti, a partire dalla carne.
Considerando che i consumi alimentari a casa nel 2024 sono stati pari a 196 miliardi, in Italia 1 euro su 3 destinati all’alimentazione è speso per mangiare fuori e che tale percentuale è destinata ad aumentare, avere l’indicazione dell’origine dei cibi nei menù degli oltre 328mila ristoranti, pizzerie, bar e attività di ristorazione mobili presenti sul territorio nazionale sarebbe un’importante svolta per valorizzare il lavoro dei produttori, proprio alla luce del boom delle consegne a domicilio di pasti pronti da parte di realtà della ristorazione.
“Avere l’etichettatura d’origine obbligatoria nella ristorazione significa far compiere al consumatore una scelta consapevole, garantire tracciabilità affinché la carne e il pesce serviti nel canale Ho.Re.Ca, venga obbligatoriamente identificata e valorizzata: una normativa, quindi, che andrebbe ad assicurare trasparenza al consumatore finale”, ha affermato il Presidente Coldiretti Mauro Bianco.
A partire dalla carne, considerato che il livello di autoapprovvigionamento dell’Italia secondo l’Ismea varia dal 106% per la carne di pollo al 63% per quella suina fino ad appena il 40% per quella bovina che può contare su una offerta di altissima qualità.
Peraltro gli acquisti di carne fresca sono in calo in quantità del 2,3% per quella bovina, del 2,7% per quella suina mentre in controtendenza aumentano solo le avicole dell’1,4%, secondo i dati Ismea relativi al 2024 che evidenzia un calo dello 3,5% nei volumi acquistati di pesce fresco per il quale la dipendenza dall’estero arriva all’80%.
“Si tratterebbe di una misura per la tracciabilità importante come dimostra l’esperienza passata dell’olio extravergine di oliva che, con lo stop alle vecchie oliere sostituite sulle tavole dei ristoranti dalle bottiglie, ha avviato un percorso di valorizzazione economica e promozionale a vantaggio delle produzioni del territorio – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Il rapporto diretto con la ristorazione garantisce infatti normalmente margini più elevati e favorisce le realtà locali. L’Italia che è stata promotrice in Europa dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti ha le carte in regola per combattere anche questa battaglia fortemente sostenuta nel tempo dalla Coldiretti”.
La legislazione europea prevede già, infatti, che sulle etichette venga indicato il Paese di origine per commercializzare carne bovina, suina, ovina, caprina e pollame mentre per il pesce pescato in mare è d’obbligo indicare la zona di cattura e le sottozone, ed anche se tale obbligo non vale per il consumo nei ristoranti, va sottolineato che la ”Visione per l’agricoltura” presentata recentemente afferma che la Commissione “proporrà un’estensione dell’etichettatura del Paese d’origine” per gli alimenti.
Un’ottima iniziativa a favore della trasparenza con l’occasione della candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco che prevede una lunga e complessa valutazione da parte di un team di esperti mondiali che dovrebbe concludere il proprio esame a dicembre 2025.
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