La deliziosa convivialità di un pomeriggio di poesia: Lia Tommi e i suoi “Bagliori di luce” alla Gambarina

Non è stata solo la presentazione di un libro. O meglio, è stata la presentazione di un libro, che è diventato anche qualcosa d’altro, ovvero una bella conversazione intorno alla poesia, alla pratica e alla teoria del fare poesia. Ma partiamo dall’inizio. Intanto in merito alla silloge di Lia, avevo scritto qualche parola introduttiva, cercando di trovare un po’ il nucleo emotivo e sentimentale del suo fare poesia, e ora mi pare giusto condividere con tutti voi quello scritto, come base di discussione: Ora mi ritrovo fra le mani una nuova silloge di testi poetici di Lia, e ritrovo sì i suoi temi più cari, la positività della ricerca esistenziale. Poi, però, a volte, le sue composizioni emergono come screziate da una intensa quanto tenera malinconia. La positività dell’esistere è benissimo in evidenza nella notevole composizione che dà il titolo alla mia introduzione: L’ultimo bagliore di luce / accecante / sul mio volto. / Cerco parole nuove / per esprimere / la luce / che mi pervade. / Sentieri ignoti / da esplorare / si snodano / nella mia anima. / Li percorro / Sognando. Ecco, credo che qui ci sia il nucleo più profondo della sensibilità di Lia, e della sua poetica. La luce accecante, evidente metafora di un qualcosa di esistenzialmente irrisolto. E allora diventa urgente la ricerca di parole nuove, per esprimere quel sé che pulsa nell’anima, ma rischia di restare dentro, se non, letteralmente, liberato da nuove parole. Occorre quindi seguirli, quei sentieri ignoti, che pure sono urgenza di profonda comprensione di sé-nel-mondo, magari per lasciarsi andare alla preveggenza o alla scoperta di significato che ci può donare il sogno. Vedete quanta semplice complessità c’è in questo testo, vero e proprio manifesto programmatico di tutto ciò che è poi generazione di questa ricerca, e immedesimazione in essa, da parte di Lia, e del suo attento lettore?
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A volte Lia si esprime con uno tono elegiaco gonfio di un’estrema nostalgia, dove poche parole di allegria e speranza vengono sommerse da un ambiente costruito con le lunghe ombre di un tramonto occidentale…con una serie di modulazioni ma tutte in toni in minore, che danno un notevole senso di sconfitta esistenziale, di fronte a qualcosa che ci è sfuggito come sabbia fra le dita, come perduta illusione. Sto parlando di un testo dal titolo Altre sere. Ve ne propongo alcuni estratti, per spiegarmi meglio: Scendono sere / fradice di umido / dense di tenebre / inebrianti di ricordi. / Il passato si confonde / con le nuvole grigie. Ed ecco che, allora, da questi inebrianti ricordi, nasce il desiderio di poter comunicare ancora. Ed ecco un tentativo di tonalità più chiara, di una più ardente melodia: Erano altre sere: / incontri di minuti sconfinati / giochi di fantasia, / parole calde di passione, / voli arditi di emozioni. Ma è in realtà un’illusione, perché quello che è stato è solo inutile polvere di stelle, e la modulazione vira verso un profondo, inconsolabile re minore: (…) ma tu sei già lontano / e dietro di te / lo strascico pallido / di cose non dette. / Scendono sere / fradice di rimpianto, / dense di solitudine, / inebrianti di desiderio. Vedete come la parola chiave del testo è inebrianti: sono ricordi densi di un estremo rimpianto, nel vibrante tremore di qual che potrebbe ancora essere ma non è (e probabilmente non sarà più), ma per quanto tutto sia una musica decisamente in forma di Adagio melanconico, sa anche – in parte – modulare verso il tono più consolante di un Andante con tenerezza, perché è vero che ciò che è stato ora è cenere, ma i ricordi che pulsano in quel sé dolente ma non esacerbato, sono comunque inebrianti, e in essi pulsa una piccola ma potente scintilla di vita. Ecco: credo che chi avrà piacere e desiderio di leggere, con la giusta attenzione, centellinando poesia dopo poesia, questa raccolta di Lia Tommi, avrà molte sorprese e tante emozioni. Buona lettura.
E se questa era la premessa, ieri ho avuto il piacere di condividere con Giordano Bovo – oltre che con Lia, naturalmente – non solo il pacere di presentare un libro, ma di potermi – poterci – confrontare con la prassi della poesia, in una situazione davvero caldamente conviviale, davanti ad un pubblico molto attento e molto motivato. Così ho scoperto che la prassi poetica, sia di Giordano Bovo che di Lia Tommi, è diversissima dalla ma. E proprio lì nasce la bellezza dialettica del confronto: poter apprezzare altre forme di pensiero e altre forme di scrittura, con il rispetto e la comprensione che ci viene donata dall’intelligenza e dall’empatia. Così abbiamo avuto il piacere di ascoltare Lia leggere le sue composizioni, con il suo timbro caldo e coinvolgente, io ho fatto domande sulla struttura dei suoi testi, e Giordano ha parlato del suo modo di concepire il testo poetico. Fantastico, e molto, molto stimolante. Idee molto diverse che si sono confrontate con grandissima cordialità, un poco di ironia e molta simpatia. Certo, ho così scoperto che entrambi sono molto istintuali: scrivono di getto, non correggono quasi mai la prima stesura, non badano alla metrica né alle figure retoriche. Forse ne sono un poco invidioso, io che invece fatico su ogni termine, scrivo e poi analizzo e correggo, e poi lascio sedimentare e poi ri-analizzo e solo dopo tutto ciò lascio che il verso – oppure i versi – abbiano vita propria. Ho chiesto a Lia come mai versi così brevi, e lei mi ha candidamente risposto che semplicemente le viene tutto di getto, così, senza nulla di studiato. Beh, però lasciatemi aggiungere che Lia segue l’ispirazione di un filone molto elegiaco, dove i temi ricorrenti sono il cielo, l’acqua di fiume o di mare, i sentimenti più intensi verso quell’altro, che a volte è assenza e anche nostalgia, a volte gioiosa presenza. Ci sono anche alcuni testi di impegno civile, ma sono davvero pochissimi. E, comunque, ogni poesia è un po’ una ricerca di nuovi sentieri esistenziali, di nuove espressioni. Ma rimarco ancora una volta di come ieri si sia creata, grazie a Lia, Giordano e un po’ a tutti noi, un clima di grande suggestione e partecipazione. Magari fosse sempre così, alla presentazione di un libro.
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